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IN ORDINE SPARSO
genealogia dell’organizzazione informale
204 pp • € 10,00
Per trasformare la realtà abbiamo davvero bisogno della politica?
Abbiamo davvero bisogno che qualcuno ci dica, in parlamento o in piazza, come, quando e perché agire? C’è chi pensa di no. Che l’azione non deve assumere i tratti della politica, con la sua ipocrisia e le sue menzogne. Che la vita non è mai affare di partito, né di quello dell’Ordine né di quello dell’Insurrezione. Che esiste un legame indissolubile fra pensiero e azione, fra i mezzi che scegliamo e i nostri fini.
Contro ogni forma di rappresentazione politica, di addomesticamento dei desideri singolari in nome dei bisogni comuni, da oltre un secolo continua a battersi una parte del movimento anarchico. La parte più sconosciuta e maledetta, quella che non intende entrare in competizione con la Sinistra sulla via dei compromessi e degli opportunismi, delle convergenze di interessi e dei favori di scambio, delle transizioni e delle transazioni.
Individui arrabbiati che vogliono cambiare radicalmente il mondo senza rinunciare a se stessi e rifiutano ogni forma di centralismo.
Consapevoli che le energie di un movimento magmatico e ribollente abbiano tutto da perdere ad essere contenute e sfruttate dalle organizzazioni politiche, quali che siano, si affidano all’azione individuale o in piccoli gruppi per tentare di sconvolgere l’ordine sociale.
Ripercorriamo qui le tracce di questi anarchici, a partire dalle prime intuizioni del lontano 1881 fino alle formulazioni dei giorni nostri.
Dalla lettura di queste pagine emergerà come, contrariamente ad un luogo comune assai diffuso negli ambienti sovversivi, la peste «individualista», «antiorganizzatrice», «informale» non sia affatto una recente degenerazione dell’anarchismo.
Si tratta di una corrente sotterranea che non alimenta nessuna luce al neon, di un sommovimento tellurico che non promette alcun nuovo ordine. La sua presenza è impercettibile ai sensi umani ormai mansuefatti dal brusio della società moderna, ma l’irruzione del suo disordine nella nostra vita rischia di porre fine alla civiltà che ci soffoca.
Una possibilità che è la ragione di questo libro.