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CIÒ CHE L’OCCHIO VEDE LA MANO AFFERRI
184 pp • € 10,00
Lo dice la Chiesa col settimo comandamento – non rubare. Lo dice lo Stato con gli articoli 624 e 628 del codice penale (sul furto e la rapina). Ogni forma di autorità, divina o terrena, ha sempre proibito agli esseri umani di allungare le mani sui beni altrui. Eppure, il concetto stesso di proprietà privata è un’invenzione relativamente recente.
Di fatto il desiderio di un mondo in cui tutto sia a disposizione di tutti è fonte di secolari rivolte, nonché musa di ricorrenti utopie. Naturalmente i guardiani di questo ordine sociale pretendono che l’assenza di proprietà sia solo un mito preistorico o una illusione futuristica. Come dimostrazione ci inchiodano ad un eterno presente in cui impera la peste del profitto. Inutile negare che gli oggetti abbiano perduto il loro valore d’uso a favore di quello di scambio e che oggi siamo circondati da merci destinate ad essere comprate e vendute. Dal possesso si è passati alla proprietà, dalla prodigalità si è passati al calcolo, ed il commercio ha ridotto il dono ad una eccezione da praticare solo nelle festività.
Ma questo lungo processo di addomesticamento non è avvenuto senza resistenze. Il grido di battaglia medievale ciò che l’occhio vede la mano afferri non ha fatto che seguire e precedere altre sfide, le cui tracce sono qui in parte raccolte, lanciate da chi aspira a una società senza denaro. Nessun comandamento divino, nessun articolo del codice penale – la coscienza moderna di una umanità senza più coscienza – potranno riuscire a frenare l’assalto al banchetto della vita.
Proprio oggi, in un momento in cui sempre più persone si ritrovano in mezzo ad una strada, inutili anche come operai da sfruttare, cosa si opporrà alla fame di dignità e alla sete di uguaglianza? Forse che i poveri dovranno rispettare la ricchezza dei privilegiati come i privilegiati rispettano la miseria dei poveri? Quando l’adempimento degli obblighi sociali non riuscirà più a compensare la mancanza di gioie della vita, quanti commessi esagitati o sbirri patentati dovranno essere sguinzagliati a protezione degli incassi?
Già si ode la risposta di un noto scrittore e ladro: «Ruba, niente a che vedere con la ciotola del mendicante».