Stanislas Rodanski

SOLE NERO


88 pp • € 5




Poco noto in Francia, sconosciuto in Italia, il nome di Stanislas Rodanski (1927-1981) affiora e scompare come un lampo nella storia del surrealismo del dopoguerra, allorquando le sconfitte riportate dall’utopia rivoluzionaria in Russia e in Spagna avevano costretto molti sognatori ad un brusco risveglio.

Nauseato dall’impostura della politica, insensibile al balsamo dell’arte, Rodanski si abbandona senza freni all’eccesso e alla provocazione. Tratto più volte in arresto, viene rinchiuso nella sezione di massima sicurezza per “pazzi criminali” di Villejuif, dove rimarrà oltre tre anni. Il suo sguardo, che voleva spaziare alla ricerca di un orizzonte infinito, si è infranto contro il muro in cemento armato della Società. Senza via di scampo, all’idea del suicidio Rodanski preferirà quella dell’esilio.

Nella notte fra il 31 dicembre 1953 e l’1 gennaio 1954, Stanislas Rodanski si presenta ai cancelli di un ospedale alla periferia di Lione. Agli infermieri che gli aprono sbigottiti, chiede di entrare volontariamente nell’istituto. Non ne uscirà mai più.

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